A Carlino in mostra ceramiche di epoca romana

      Ascolta la lettura dell'articolo

Una ricca mostra dal titolo “Le fornaci della Chiamana: una fabbrica di 2000 anni fa” resterà aperta al pubblico fino al 24 novembre 2012 nel Centro Civico di Carlino (UD).

In esposizione 207 esemplari, appositamente selezionati, di ceramica invetriata, di laterizi con bolli e di ceramica comune rinvenuti nel territorio del Comune di Carlino, in località La Chiamana, nel corso degli scavi di un impianto produttivo di epoca romana effettuati a partire dagli anni Settanta.

La mostra, organizzata dall’Amministrazione comunale in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, a conclusione di una nuova campagna di scavi svoltasi nello scorso mese di agosto, racconta, attraverso un nutrito apparato didattico, la storia e l’evoluzione del complesso produttivo.

L’impianto di epoca romana fu scavato una prima volta negli anni tra il 1970 ed il 1980 dall’archeologa Luisa Bertacchi. I reperti e parte dei materiali ritrovati furono portati ad Aquileia e l’intero sito, nuovamente ricoperto, ritornò silente. Nello scorso agosto, dopo l’acquisizione del terreno da parte dell’Amministrazione comunale, sono stati effettuati, sotto la direzione scientifica di Marta Novello, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, nuovi saggi di scavo dalle archeologhe Chiara Magrini, Francesca Sbarra e Lisa Zenarolla.
Il risultato è il ritorno alla luce di una porzione dei forni e, in particolare, delle strutture della camera di combustione della fornace ovest, conservate solo a livello di fondazione. Sono stati, inoltre, ritrovati e posizionati precisamente anche parte degli ambienti di lavoro individuati dalla Bertacchi a sud dei forni.

Un impianto produttivo, dunque, di notevole importanza per le dimensioni, l’articolazione delle strutture e la lunga durata di vita. Qui si produssero laterizi e ceramiche dall’età imperiale fino all’alto medioevo, grazie alle fortunate condizioni offerte dalla natura del luogo: il terreno argilloso, i boschi ricchi di legname e le vie d’acqua, utili per la lavorazione dei materiali e per il trasporto dei manufatti. Qui si produsse, in particolare, tra il IV e il V sec. d.C., in una notevole varietà di forme, sia aperte che chiuse, la famosa “ceramica invetriata”, un materiale ceramico con rivestimento vetroso che imitava i più costosi recipienti di metallo.

La mostra è aperta al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle 17.00 alle 19.00

[In copertina la foto di alcuni reperti. Fonte Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia]

I commenti sono chiusi